Puzzle di David Hamilton

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    David Hamilton è uno dei grandi maestri della fotografia erotica.

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    Nato in Inghilterra nel 1933, ha raggiunto l’apice della sua popolarità negli anni settanta grazie alle sue opere che ritraggono giovani donne:

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    Nei suoi lavori si riconosce l’impronta dei pittori francesi del periodo impressionista, in particolare nella sua serie dedicata alla danza, che richiama in modo evidente le opere di Degas:

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    Nonostante questo, Hamilton in un certo senso fa il contrario di ciò che faceva Degas: ferma il movimento anziché esaltarlo. Le ballerine di Degas sembrano in movimento anche da ferme, quelle di Hamilton invece sembrano ferme anche quando si muovono. L’istante viene catturato e bloccato, tanto quanto quello di Degas veniva liberato:

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    Hamilton ha la capacità di mettere in pausa l’immagine e creare dei microcosmi di calma assoluta e bellezza:

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    Lo sguardo di Hamilton ha suscitato negli anni molte polemiche: le sue modelle, spesso giovanissime, mostrano una sensualità che gli ha causato accuse di pedopornografia. Uno dei suoi lavori più belli e controversi, “The age of innocence“, svela la sessualità acerba di ragazze poco più che bambine, provocando interrogativi etici tali da portare il Regno Unito a censurare l’opera e perseguirne i possessori:

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    Eppure, osservando il lavoro di Hamilton nel complesso, la sensazione che prevale non è quella di trovarsi di fronte a qualcosa di perverso, ma al tentativo meravigliosamente riuscito di ricreare i paradisi perduti dell’infanzia e dell’innocenza, in cui la sensualità era completamente spoglia di qualunque consapevolezza, e per questo molto diversa da quella dell’età adulta:

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    Il tema portante che si coglie nei suoi lavori non è la morbosità ma la nostalgia. Hamilton si dissolve completamente dietro le sue modelle. Non c’è il fotografo che guarda con malizia, c’è solo il soggetto che esprime se stesso:

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    In molti hanno tentato di carpire il segreto delle sue fotografie, ma lui ha sempre rivelato: "non c'è alcun segreto....solo la bellezza, l'innocenza, la fragilità".

    In effetti, il suo cosiddetto segreto, forse consiste proprio in questo profondo, quasi ossessivo interesse per la "fanciulla adolescente", che è il simbolo perfetto della bellezza allo stato puro, non ancora contaminata dal mondo degli adulti, in cui tutti gli atteggiamenti perdono spontaneità:

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    Le opere di Hamilton sono finestre su mondi calmi, caldi e puliti che nel nostro quotidiano non riusciamo più a trovare:

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    La luce accogliente e sfumata, la semplicità dei vestiti e dei lineamenti delle modelle… tutto opera nella direzione di un Eden colmo di promesse in procinto di sbocciare:

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    Ci ricorda qualcosa che sappiamo d’aver avuto e perso. Un attimo di autentica bellezza, quel passaggio impalpabile e sfuggente dall’infanzia all’età adulta. Una terra di confine che tutti abbiamo attraversato senza averne coscienza nello spazio di un minuto:

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    Non c’è perversione, ci sono solo rimpianto e ammirazione. C’è la consapevolezza di star cogliendo qualcosa che sta già per svanire. Il tentativo di afferrare un mutamento lento ma percettibile quanto l’avvicendarsi delle stagioni. Ci sono attimi di familiarità raccolti con delicatezza:

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    L’erotismo sottile, che pure traspare, non è stato messo lì dall’artista ma appartiene ai soggetti ritratti. C’è un senso d’intimità che prevale in tutti i suoi lavori, quasi come se le modelle non sapessero di essere osservate:

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    Anche quando fissano direttamente l’obiettivo restano padrone del loro corpo, della loro sessualità e dei loro segreti. Non subiscono passivamente lo sguardo altrui ma si mostrano con fermezza:

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    Per le sue foto Hamilton non cerca generiche modelle, ma "innocenti e pudiche senza alcun turbamento per la loro nudità". E vuole che esse non sappiano né truccarsi né tanto meno posare e che abbiano "una maniera assolutamente naturale di correre, di stirarsi o di accavallare le gambe". Per le ragazze deve essere quasi un gioco, perché non intravedano nel posare per un celebre fotografo un secondo fine, una futuribile speculazione professionale:

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    Può far discutere senz’altro l’idea di mostrare corpi così giovani di ragazze non pienamente consapevoli di se stesse in pose languide e sensuali. Si può dissentire da un punto di vista etico o morale all’esibizione di queste bambine in atteggiamenti che possono sembrare provocatori:

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    L’intento di Hamilton però è diverso: regalarci un ricordo, un rimpianto e omaggiare la bellezza di una sessualità ancora acerba e innocente.
    Dipingere uno spaccato di purezza incontaminata e naturale in cui correre a rifugiarsi quando ci si sente sopraffatti dall’artificiale, dallo sporco e dal reale:

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    Ricordarci che c’è stato un momento nella nostra vita in cui siamo stati esseri semplici e meravigliosi:

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    E chiederci, forse, se di tutta quella meraviglia è rimasto in noi ancora qualcosa al di là del rimpianto per averla perduta:

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    Recensione integralmente tratta da www.cosemirabili.wordpress.com e da www.leonardobasile.it

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    Molte opere di Hamilton sono state trasposte in puzzle dalla Ravensburger a cavallo tra la seconda metà degli anni '70 e la prima metà degli anni '80. Le pezzature proposte, per quello che mi è dato sapere, sono state quelle da 1000, 1500, 2000 e 3000.


    Oltre a queste, inoltre, sempre la Ravensburger ha proposto nel 1981 una serie particolare, con confezione più curata (nera con cornicetta intorno all'immagine) e di pezzatura insolita: 800 pezzi. Di questa serie, più rara, esistono sicuramente cinque esemplari dedicati ad Hamilton. Al momento non ne conosco altri. Particolarità, direi unica, sulle scatole non sono indicate né la pezzatura, né le dimensioni del puzzle, né il codice prodotto, che si ricava dal foglietto presente all'interno della confezione.
    Inizio proprio da quest'ultima serie:

    1. "La finestra fiorita", codice 625 5 708 7

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    2. "Ragazza con fiori di bosco", codice 625 5 710 9

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    3. "Ragazze e colombe", codice 625 5 709 5

    TpNCLFa




    4. "Ragazza con le margherite", codice 625 5 707 9

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    I soggetti 2 e 3 sono stati proposti anche nella serie ordinaria, rispettivamente in pezzatura 2000 e 1500.

    Dalla foto che segue (in cui sono presenti tutti e quattro i soggetti), tratta dal catalogo Ravensburger del periodo, si evince che questa "serie speciale" comprende anche opere di altri autori:

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    All'interno della scatola è contenuto un foglio che illustra le caratteristiche di questa serie:

    kt861KN

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    Il testo italiano del foglio specifica: "Proponiamo questa serie di puzzles di alto valore artistico agli amatori di soggetti pregiati e decorativi. Consigliamo anche questa serie a coloro che desiderano fare un regalo gradito ai loro amici e conoscenti. Vi auguriamo dei lunghi momenti felici durante la realizzazione di questi puzzles Ravensburger di alta qualità. La bella scatola elegante e decorativa può essere usata sia come oggetto per custodire le piccole cose personali sia come confezione da regalo".

    Pur non presente nel catalogo sopra mostrato, esiste un quinto soggetto della stessa serie, datato 1982:

    5. "Nel cuore della foresta"

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    Il testo italiano sul retro della scatola, anche in questo caso quasi illeggibile, così riporta: "David Hamilton – già il suono di questo nome riporta alla memoria le immagini caratteristiche con le quali, dalla loro prima apparizione negli anni ’70, è diventato di colpo famoso al mondo. Allora come oggi sono immagini di giovani donne e fanciulle dalle membra sottili, che con la loro innocenza di sogno sembrano aver fermato il tempo.
    Con la realizzazione di 3 film, l’autore ha imposto la sua ricetta del successo anche sullo schermo. David Hamilton, nato in Inghilterra nel 1933, vive oggi vicino a Saint Tropez, nella Francia meridionale
    ".


    Di seguito alcuni dei numerosi puzzle della serie ordinaria offerti negli anni sul mercato, alcuni dei quali riproposti (in spoiler) anche dalla brasiliana Grow:

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    CePw7zu

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    Di seguito, diversi puzzle realizzati reperiti in rete:

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    vqth6EM

    5I49Akx

    wnNVrbZ

    B5HZyDz

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    869cDsK

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    IZCDxIw

    vsfBnul

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    Esiste, infine, una terza linea di puzzles dedicati ad Hamilton, senza dubbio molto più rara, proveniente questa volta dal Sol Levante, e prodotta dalla semisconosciuta azienda nipponica "Bon Puzzle". La suddetta ha proposto un numero imprecisato di puzzle (ne ho finora reperiti soltanto 6), di diversa pezzatura, ovvero da 500 pezzi, 1000 pezzi, nonché di una pezzatura abbastanza inconsueta (per noi occidentali), quella da 759 pezzi.

    I soggetti proposti, inoltre, un po' più "arditi" rispetto ai Ravensburger, rappresentano foto meno note del fotografo, al punto che inizialmente mi è sorto qualche dubbio di plagio, ipotesi che poi ho scartato conoscendo l'estrema serietà che caratterizza in generale i produttori giapponesi.

    Di seguito i soggetti finora reperiti.

    Puzzle da 1000 pezzi:

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    Puzzle da 500 pezzi:

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    e un paio di esemplari da 759 pezzi:

    SS3r6vV

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    Infine, uno spettacolare puzzle da 1000 pezzi, dal titolo "Dreaminess", sempre della Bon Puzzle, di cui però non si dispone dell'immagine della scatola:

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    Dello stesso tenore (anzi, forse ancor più ardito) un altro puzzle giapponese individuato in tempi recenti. Si tratta di un Apollo-Sha, probabilmente abbastanza datato, anch'esso di pezzatura non ricorrente: 770 pezzi. Il soggetto è tratto da un celebre servizio fotografico del 1971.

    Di seguito, scatola e puzzle costruito (in spoiler i lati del box):

    a7vp4EY

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    Edited by Furetto - 9/12/2023, 18:21
     
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    A volte capita di peccare di eccessiva ingenuità, ad esempio quando ci si ostina a credere che possano realmente esistere sentimenti troppo puri e puliti per essere di questo mondo..
    Un colpo di vento, e un'intera recensione, non mia ma di cui condividevo ogni parola, è stata spazzata via come niente, lasciando dietro di sè solo terreno arido e un profondo senso di amaro in bocca..
     
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    Riapro per un ultimo intervento questo topic, probabilmente chiuso troppo frettolosamente in un momento di profonda amarezza.
    Credo sia qualcosa di dovuto all'artista che è stato.
    Mi sono chiesto più volte se la condotta dell'uomo può rendere nullo il valore intrinseco di un'opera d'arte.
    La mia personale risposta è: no, non può.
    Per me i lavori di Hamilton sono e resteranno sempre dei capolavori, ed è per questa ragione che continuerò ad apprezzarli, nonché a cercare quei soggetti, dei 35 finora da me qui pubblicati, che da tempo mi ero prefissato di reperire e acquistare.

    Chiudo la discussione riportando integralmente un articolo di Matteo Fais pubblicato pochi giorni fa su www.lintelletualedissidente.it, che esprime in modo assai più esauriente il mio pensiero:

    "Apprendiamo dalla cronaca che a fine novembre 2016 (le fonti discordano sulla data precisa) quello che probabilmente è stato il più famoso fotografo al mondo tra gli anni ’60 e ’70, David Hamilton, si è suicidato nel suo appartamento di Parigi.

    Artista smaccatamente ambiguo e controverso, Hamilton ha segnato con i suoi scatti l’immaginario collettivo di tutta una generazione di fotografi cresciuti nel mondo pre-Photoshop, fatto di macchine fotografiche analogiche, rullini Ilford e Kodak, e giornate trascorse nel buio di una stanza usata come camera oscura di fortuna:

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    Recentemente il maestro era stato investito dalla pesantissima accusa di pedofilia e stupro da parte di una sua ex modella, la oggi quarantaduenne Flavie Flament, popolare giornalista francese. L’imputazione riguarderebbe fatti avvenuti trent’anni orsono, quando la giovane donna era appena tredicenne. Alle sue accuse, messe nero su bianco in un libro intitolato La consolation, sarebbero andate ad aggiungersi quelle di almeno altre venti modelle che negli anni sarebbero state vittime della morbosa passione dell’artista.

    Trascurando di indagare in merito alle infamie attribuite al fotografo, all’epoca dei fatti cinquantenne, per le quali è meglio rimandare al lavoro della magistratura (il reato è comunque caduto in prescrizione, secondo la legislazione transalpina), è il caso di volgere la riflessione alla natura del rapporto tra arte e morale, estetica ed etica:

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    La domanda è: adesso che sui cinquant’anni di carriera di David Hamilton pesa una tale ignominia, corroborata in parte anche dal suo suicidio, cosa dovremmo fare della sua opera? Rigirando il titolo di una famosa opera di Simone de Beauvoir riguardante De Sade: dobbiamo bruciare le foto di Hamilton?

    Bisogna stare attenti, quando si dà inizio alla caccia alle streghe. Il passo dalla difesa dei diritti inviolabili della persona al rogo dei libri proibiti è breve e troppo semplice, soprattutto per chi ha ben poco a cuore l’arte. Certo, l’opera del fotografo inglese ha dei tratti davvero disturbanti per l’uomo qualunque, sentimentalmente vicino al circuito della morale comune, ma… se dovessimo applicare un tale parametro di giudizio all’opera di Hamilton, cosa ne sarebbe dell’arte in generale? Non parlo della mera libera espressione, quella che porta, ad esempio, i pornografi americani ad appellarsi al quinto emendamento della costituzione che sancisce la libertà di espressione per ogni cittadino. Parlo dell’Arte, quella con la A maiuscola, perché indiscutibilmente il fotografo morto suicida è stato ritenuto per decenni, da buona parte della critica, un maestro:

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    Centinaia di mostre, milioni di libri e cartoline venduti in tutto il mondo. Durante i suoi anni d’oro, non c’era praticamente un numero di PHOTO (la nota rivista fotografica, oggi oramai dimenticata), in tutte le sue edizioni in Europa e nel resto del mondo, che non contenesse qualche sua immagine:



    Hamilton era richiestissimo. Persino la nota ditta di profumi Nina Ricci pagava profumatamente per avere le sue foto nei cartelloni pubblicitari:

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    Cosa ne sarebbe dell’Arte, quindi? Cosa di Pier Paolo Pasolini se improvvisamente non pensassimo più a lui come al grande poeta e romanziere, ma cominciassimo a vederlo per quel che è stato l’uomo, ovvero un pederasta che raccattava giovani borghettari minorenni e dava loro due soldi in cambio di piaceri sessuali che contemplavano unicamente lo sporco godimento di un uomo di mezza età? E cosa diremmo di uno degli artisti maggiormente affini al maestro fotografo, il pittore oramai canonizzato dalla critica, Balthus? Non vi è forse nella sua ossessione per i ritratti di ninfette in fase prepuberale qualcosa di anomalo? Quelle cosce non sono troppo sfacciatamente esibite e così scandalosamente sensuali da spingerci a distogliere lo sguardo per pudore?

    E cosa diremmo poi del più alto capostipite di ogni manifestazione artistica perversa e innominabile, il noto autore di Lolita, Nabokov? Forse che le sue struggenti parole quali “era un paradiso la mia Lolita, coi bagliori dell’inferno, ma pur sempre un paradiso” non continueranno nei secoli a causarci una sorta di commozione estetica, per via della loro leggiadra potenza, malgrado si intuisca dietro di esse, privo peraltro di qualsivoglia velatura, un turbamento malato e deprecabile? E Lewis Carroll, l’autore di Alice nel paese delle meraviglie? Conosciamo tutti la sua passione per la macchina fotografica, con la quale era solito ritrarre ragazzine quali la sua amata Alice.

    Disse giustamente un critico, parlando dello scrittore britannico e delle sue fotografie, che il Novecento è stato un secolo oltremodo incline, a causa della tendenza psicanalitica che l’ha attraversato per tutta la sua durata, all’assunzione di un’errata prospettiva sull’arte. Alla fruizione e contemplazione del Bello si è sostituita l’ossessiva indagine dei motivi latenti alla produzione artistica. Al godimento estetico è subentrato il piacere – anch’esso un poco patologico e ossessivo – nel rintracciare la morchia dell’anima da cui l’arte avrebbe la sua scaturigine. Sembra quasi di vedere applicato il dettame di nietzschiana memoria per cui bisognerebbe sempre fare una genealogia, un’indagine dei motivi occulti dietro i fenomeni sociali e artistici. Questo atteggiamento sospettoso ci ha fatto tramutare da placidi contemplatori, ebbri di piacere estetico, in presunti psicologi mordaci e acuti oramai incapaci di una vera fruizione del Bello scevra da inutili sovrastrutture.

    Sarebbe comodo vivere in una realtà non complessa, dove le varie manifestazioni dell’essere umano potessero essere valutate secondo un unico e solo parametro. Purtroppo, per quanto ci si sia sforzati, la realtà resiste a ogni tentativo di semplificazione.

    Le immagini di Hamilton, urge ammetterlo per una questione di onestà intellettuale, sono belle. Saranno anche moralmente discutibili, ma l’artista inglese aveva un senso della bellezza e dell’armonia superiori, fondato su una lunga consuetudine col meglio della pittura italiana ed europea classica e rinascimentale:

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    Nelle parole di Gene Thornton, sul New York Times: “quel genere di ideale che solitamente è stato espresso nei grandi dipinti del passato.” Non si intravedono forse in certi volti delle sue modelle dei richiami alle donne botticelliane ed echi della pittura preraffaellita? E le sue nature morte non rimandano forse alla luce polverosa di un Giorgio Morandi? E i suoi fiori? I fiori, i fiori di Hamilton sono uno spettacolo di delicatezza e sensibilità ineguagliato:

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    No, decisamente, sembra impossibile che quanto si ritiene accaduto possa lordare l’opera immensa e sublime del maestro:

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    Tanto quanto le atroci accuse attribuite a Roman Polanski non ci inducono a ritirare il convinto giudizio che Rosemary’s Baby sia il più agghiacciante film dell’orrore della storia del cinema e Luna di fiele un ritratto conturbante e poetico della passione amorosa più deviata.

    Si è stati altrettanto lassisti con Woody Allen a suo tempo, quando l’ex moglie lo accusava di aver intrattenuto rapporti con la figlia. Forse ciò avviene perché, a una persona che sa ispirare così grandi sentimenti e gioie estetiche nell’umanità, ci sentiamo di riconoscere una franchigia morale che non daremmo a un qualunque essere umano.

    L’arte ha una tale importanza, in ogni vita che voglia dirsi superiore alla mera dimensione animale, da travalicare qualsiasi morale e giustificare se stessa sopra ogni cosa. Certo aveva ragione Platone quando, nel suo progetto di una comunità ideale, estrometteva la dimensione artistica considerandola come causa di pericolose spinte individualistiche nocive per l’armoniosa coesione del tessuto sociale. Ma è appunto ciò che la rende, per esempio nella visione di Marcuse, così affascinante nella sua potenzialità rivoluzionaria. Con l’arte l’uomo entra in una dimensione ulteriore, in cui può immaginare una realtà diversa da quella gretta e deludente in cui vive e così apprendere, per contrapposizione, che un altro mondo è possibile, o almeno concepibile. Forse sarà un mondo indegno ed esecrabile ma, finché si manifesta come forma di bellezza, è un mondo in cui l’arte supera nettamente in valore lo scandalo".


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    Concludo con due piccoli omaggi video al maestro, le celebri scene della passeggiata in bicicletta e della Danza di Primavera, entrambe tratte dal film Bilitis, diretto nel 1977 dallo stesso Hamilton: due momenti di pura poesia sulle incantevoli note di "Promenade" e "Spring Time Ballet", di Francis Lai.

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    Edited by Furetto - 9/12/2023, 18:28
     
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    Dopo mille peripezie la collezione è finalmente completata :)

    Ai 34 titoli della serie classica Ravensburger ho aggiunto 3 dei 5 pezzi della serie nera da 800 tessere. Ho escluso gli altri 2 in quanto i soggetti sono duplicazioni di quelli già presenti nella serie principale:

    cnEOlnz

    kamYhlo
     
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    Il Museo d'arte è una realtà da diffondere nel net
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    che meraviglia!
     
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    Bah, alla fine resta un pedofilo stupratore.
    Dilusione di diludendo.
     
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