Giudizio di Paride, Henryk Siemiradzki - Puzzle Manufacture M2019-007-MS, 6.930 pezzi

Furetto

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    Come avevo già anticipato più di un mese e mezzo fa in galleria, ecco la foto bella anche in discussione. Discussione a lungo rimandata per sopraggiunta pigrizia nello scribacchiare :P

    RFWInvo

    Ricapitolando quanto già detto in precedenza, lo spunto di questo dipinto è tratto dalle Metamorfosi di Apuleio, seconda metà del libro X.

    [spoiler_tag]Estratto dalle Metamorfosi di Apuleio[/spoiler_tag]
    Giovinetti e fanciulle nel fiore degli anni, tutti assai belli e splendidamente vestiti, avanzando con grazia, s'accingevano a danzare la pirrica alla maniera greca e, in file serrate, compivano eleganti evoluzioni, ora formando cerchi, ora disponendosi per linee oblique o ad angolo a formare un quadrato, ora dividendosi in due schiere. Ma quando uno squillo di tromba pose fine a tutte quelle giravolte e a quei complicati esercizi, le tende furono arrotolate, il sipario venne piegato e apparve la scena.

    Si vedeva una montagna di legno, altissima, simile al famoso monte Ida cantato da Omero, ricoperta di piante vere, tutte belle verdeggianti; dalla cima, grazie all'abilità del macchinista, scaturiva una sorgente che versava le sue acque giù per le pendici, come un fiume; alcune capre brucavano l'erbetta e un giovane, che rappresentava Paride, il pastore frigio, le guardava, stupendamente vestito con un mantello di foggia orientale, che gli scendeva dalle spalle e una tiara d'oro sul capo.
    Accanto a lui un fanciullo bellissimo e tutto nudo salvo che per la piccola clamide che gli copriva la spalla sinistra; erano uno stupore i suoi capelli biondi e da essi spuntavano due piccole ali d'oro, simmetriche, perfette: era Mercurio e portava la verga e il caduceo.
    A piccoli passi di danza egli avanzò reggendo nella destra una mela d'oro che porse al giovane raffigurante Paride, indicando con un cenno l'incarico che gli aveva affidato Giove, poi con la stessa grazia si ritrasse e scomparve.
    Apparve allora una fanciulla dai nobili lineamenti, che faceva la parte di Giunone; aveva, infatti, il capo coronato da un diadema scintillante e recava lo scettro. Poi entrò nella scena un'altra che non avresti potuto confondere: era Minerva e aveva un elmo scintillante in capo e sull'elmo una corona d'ulivo; imbracciava lo scudo e scuoteva la lancia simile in tutto alla dea quando scende in battaglia.

    Dietro di lei venne una terza: per lo splendore della sua bellezza, pel suo divino incarnato, rappresentava Venere, una Venere ancora fanciulla, che mostrava il bel corpo ignudo e la perfetta armonia delle sue forme: un leggero velo di seta appena adombrava il dolcissimo pube. Un vento birichino, scherzando amabilmente con quel velo, or vi soffiava dentro sollevandolo, sì da mostrare il fiore di quella adolescenza, ora, lascivo, lo faceva aderire a quel corpo perché meglio segnasse le voluttuose forme.
    Due colori esaltavano la bellezza della dea: il candore del suo corpo, a dire che veniva dal cielo, l'azzurro di quel velo, come colei ch'era uscita dal mare.
    Le tre fanciulle che raffiguravano le tre dee, avevano ciascuna il loro seguito: accompagnavano Giunone Castore e Polluce che portavano in capo elmi a forma di uovo, dai cimieri scintillanti di stelle, naturalmente, anch'essi giovani attori.
    La fanciulla che impersonava questa dea si avanzò al suono modulato del flauto ionico e con gesti misurati, senza affettazione, con una mimica semplice, promise al pastore che se le avesse assegnato quel premio di bellezza ella gli avrebbe dato il dominio di tutta l'Asia.
    L'altra, di tutto punto armata, e che quindi faceva la parte di Minerva, era scortata da due giovinetti, il Terrore e il Timore, i due scudieri della dea guerriera, che brandivano spade sguainate. Li seguiva un flautista che alla maniera dorica suonava un motivo di guerra e alternava suoni gravi a squilli acuti come di tromba per dare slancio maggiore all'agile danza.
    Ella scuotendo il capo con gesti strani e concitati fece intendere a Paride che se avesse dato a lei la vittoria in quella gara di bellezza sarebbe diventato, col suo aiuto, un guerriero famoso per i molti trofei.

    Ma ecco finalmente Venere: s'avanzò circondata da uno sciame festoso di bimbi, tra gli applausi scroscianti del pubblico, e con un dolce sorriso venne a fermarsi proprio in mezzo alla scena.
    Quei bimbetti paffuti, dalla pelle bianca come il latte, sembravano proprio amorini volati allora allora dal cielo o dal mare: con quelle loro alucce, infatti, con quelle piccole frecce e per tutto il resto corrispondevano perfettamente all'immagine vera e alla loro signora aprivano il cammino con fiaccole lucenti, come se ella dovesse recarsi a un banchetto di nozze.
    Ed ecco sulla scena, spargendo fiori a ghirlande, fiori sciolti in onore di Venere, sciamare due leggiadre schiere di fanciulle, di quale Grazie amabili, di là le bellissime Ore, serrare in una danza vaghissima la regina del piacere e rallegrarla con i doni della primavera.
    Allora i flauti dai molti fori cominciarono a suonare le dolci melodie della Lidia e a quel suono, che rapì l'animo degli spettatori, Venere cominciò ad accennare un passo di danza, prima esitante, lentissimo, poi, lievemente oscillando sul busto e appena accennando col capo, ad accompagnare con gesti voluttuosi quella musica dolce; le sue pupille ora si socchiudevano languide, ora brillavano fiere ed era talvolta una danza di sguardi.
    Quando ella giunse dinanzi al suo giudice non altro che con la danza delle sue braccia parve promettere a Paride una sposa bellissima, del tutto simile a lei, se egli l'avesse preferita alle altre dee.
    E così il giovane frigio, consegnò volentieri, a lei, in segno di vittoria, la mela d'oro che teneva nella mano.

    E allora perché meravigliarvi, gente spregevole, anzi pecoroni del Foro o meglio avvoltoi in toga se oggi giorno tutti i giudici contrattano le loro sentenze a denaro sonante, quando fin dal principio del mondo la corruzione è riuscita a falsare un giudizio cui erano interessati uomini e dei e un rozzo pastore scelto come giudice dalla saggezza del sommo Giove, in cambio di un piacere amoroso, vendette la prima sentenza della storia, causando anche la rovina di tutta la sua stirpe?
    Ma perdio la cosa si ripeté; in quel giudizio per esempio pronunciato da famosi guerrieri greci, quando Palamede sotto false accuse fu condannato per tradimento, il più dotto fra tutti, il più saggio, o quell'altro ancora, quando al grandissimo Aiace, incomparabile in guerra, fu preferito il mediocre Ulisse?
    E che sentenza fu quella pronunciata dagli Ateniesi, i legislatori per eccellenza, i maestri d'ogni scienza? Con la frode e l'invidia una sporca cricca accusò un vecchio di straordinaria saggezza, che il dio di Delfi aveva anteposto per senno a tutti i mortali, di corrompere la gioventù, lui che cercava, invece, di tenerla a freno e lo fece morire col succo di un'erba velenosa, a incancellabile infamia per tutti i suoi concittadini. E oggi i più illustri filosofi ti seguono la sua dottrina come la più vera, e nella continua ricerca del bene giurano sul suo nome.
    Ma lasciamo andare. Non vorrei che qualcuno trovando da ridire per questo mio sfogo, pensasse: "Ma guarda un po' che cosa ci tocca sopportare adesso: un asino che filosofeggia." Perciò è meglio ch'io torni al mio racconto, là dove l'ho lasciato.

    Dunque, terminato il giudizio di Paride, Giunone e Minerva, deluse entrambe e indispettite, uscirono dalla scena, manifestando a gesti il loro disappunto per l'umiliazione subita; Venere, invece, giuliva e sorridente espresse nella danza la sua gioia, ch'ella eseguì con tutto il suo corteggio.
    A un tratto, dalla cima del monte, attraverso un tubo nascosto sprizzò in alto un getto di vino misto a zafferano che ricadendo qua e là come una pioggia profumata, bagnò le capre che pascolavano lì intorno facendole più belle, tutte d'oro, da bianche che erano. E mentre il profumo soave si spandeva per tutto il teatro, s'aprì una voragine e il monte di legno sprofondò sotto terra.


    Prima del dipinto Siemiradzki ha realizzato questo bozzetto:

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    rispetto al lavoro finale, si può notare come ci siano diversi cambiamenti: dalla disposizione dei banchettanti, alle architetture di sfondo, persino i rilievi montuosi del paesaggio sono diversi. Paride azinché essere seduto sul trono in secondo piano, è più partecipe alla scena.

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    E adesso qualche dettaglio:

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    Firmato e datato in basso a destra: H. Siemiradzki, Roma 1892. Il che vuol dire che è stato dipinto nel suo villino-studio in Via Gaeta, 1. Di questa villa, costruita tra il 1981 e il 1983 dall'architetto Francesco Azzurri, e che finché il pittore era in vita rappresentava uno dei punti di riferimento per la comunità polacca a Roma, è stata demolita nel 1939 e ne rimangono solo alcuni disegni e fotografie.

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    L'ambientazione è quella di una villa marittima romana con affreschi in stile pompeiano. Un paio di colonne sono state chiaramente ispirate dalle decorazioni sugli stipiti dell'Edificio di Eumachia a Pompei:

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    La fontana è piuttosto curiosa, se ha qualche significato o è stata ispirata da qualcosa non saprei: al centro una statua bronzea di un pescatore, ai suoi lati due piccole fontanelle con due mascheroni, il tutto coperto da una sorta di baldacchino:

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    Delle costruzioni in secondo piano, ho già evidenziato che quella più a destra è praticamente una copia della Chiesa di Sant'Andrea del Vignola:

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    Banchettanti con due schiave nere al servizio, un egizio a far aria e più a destra alcuni ospiti sono invece intenti a seguire lo spettacolo:

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    i suonatori che accompagnano lo spettacolo con la loro musica:

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    a copertura e protezione degli attori dai raggi solari abbiamo un "velum" che ricorda certe ceramiche greche:

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    e la risposta ad una delle domande, ovvero il dio che non avevo nominato ma che è dipinto, si trova proprio qui! Si tratta di Nettuno (Poseidone), riconoscibile dal suo tridente: (Facile vero? :D)

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    il paesaggio con un po' di mare e qualche vela:

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    alberame con altro mare e qualche casa poco oltre la recinzione:

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    l'incoronazione della vincitrice Venere (Afrodite) che inalza al cielo la mela d'oro attorniata dalle Ore festosamente danzanti:

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    le Ore incoronano anche un caprone, questo, come già emerso in precedenza si riferisce al giudizio corrotto dall'interesse personale di Paride.
    Siemiradzki però deve averla pensata in polacco, infatti la parola "baran", oltre ad identificare l'ariete, se riferita ad una persona indica un testone, uno stupido, un idiota.

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    Paride, nel frattempo se ne sta seduto comodo sul trono, alle sue spalle c'è Mercurio (Ermes) riconoscibile dalle alucce sull'elmetto e dal caduceo. Va ricordato che al tempo del giudizio, Paride non sapeva ancora di essere un principe troiano ma era un semplice pastore, infatti oltre ad essere vicino alle capre, nella mano sinistra tiene il tipico bastone da pastore.
    Il trono si trova su una specie di palco coperto da un ricco tappeto che simboleggia il monte Ida, "il monte di legno" del testo di Apuleio.

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    le due sconfitte, i cui tentavi di corruzione sono risultati meno allettanti, sono vistosamente arrabbiate. Giunone (Era) con il diadema e Minerva (Atena) che con una mano brandisce la lancia e con l'altra regge l'egida, il famoso scudo con la testa di Medusa. Alle loro spalle i Dioscuri, Castore e Polluce, fratelli di Elena che la vincitrice Venere (Afrodite) ha promesso a Paride.

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    E per concludere, i tre cupidi (eroti), che pur appartenendo al corteo della vincitrice hanno un'espressione più seria, almeno i due di cui si può vedere il volto:

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    Quello più a destra balza subito all'occhio perché è l'unico con le ali colorate che ricordano quelle di una farfalla. Queste particolari ali, in analogia con altre rappresentazioni, fanno pensare che si tratti di Anteros. Anteros a seconda dei casi può rappresentare l'amore corrisposto o il vendicatore dell'amore disprezzato, raramente il distruttore dell'amore.
    Ci sono un po' di cose da notare: si vedono due faretre, ma un solo arco, impugnato dal biondo Anteros con la mano sinistra.
    Il biondo cupido più a sinistra è una femminuccia, oltre alla fascia rossa come gli altri ne ha una seconda per tenere lo chignon, non si vede cosa faccia con la sinistra però il gomito destro è piegato, quindi la relativa mano è in posizione alzata.
    Il bruno cupido di spalle con la mano destra, in posizione alzata, stringe la destra di Anteros, non si vede in che posizione sia il braccio sinistro ma si può escludere che sia lungo il fianco, altrimenti si vedrebbe.
    Interpretate un po' voi adesso :D

    Edited by Furetto - 12/11/2023, 23:58
     
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    Ottima foto
    Bellissimo il dettaglio della colonna
     
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    Grazie :)

    A parte la differeza di colore di una sezione (peccato di gioventù) anche il puzzle è ottimo!
    Marca da seguire con attenzione per il futuro, specie se farà i soggetti che ho suggerito :D
     
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    Non ho parole! Stupendo lavoro ..complimenti per tutto il lavoro a 360 °...approfondimenti culturali inclusi . Grazie
     
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    Museo dei Puzzle fuori catalogo

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    Non essendoci un topic dedicato alla marca, incollo qui il link dedicato a questa bella intervista fatta da Jorge alla fondatrice di puzzle manufacture:
    https://www.rarepuzzles.com/2021/04/11/puz...es-from-poland/

    Edited by Furetto - 19/5/2021, 22:59
     
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    Bellissima intervista. Anche se la prima parte, in cui spiega l'insoddisfazione del vecchio lavoro e la voglia di trovare qualcos'altro che l'appassionasse di più, in modo da poter stare anche di più in famiglia, è stata un po' una mazzata.
    Mi ci rivedo parecchio in questo momento, ma come dice lei, è difficile trovare il coraggio (e la pazzia) di mollare un lavoro sicuro per buttarsi in qualcosa di totalmente incognito :(

    Prima o poi proverò questa marca, ma ancora non c'è stato il soggetto che mi ha fatto partire il colpo di fulmine.
     
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65 replies since 17/5/2020, 12:29   2641 views
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